Leandro Pisano, Estetica relazionale, tra immagine e suono: Bianco-Valente, 2013
Rendere visibile l’infinità di legami invisibili tra gli eventi e le persone, attraverso un’indagine estetica in cui sono ibridati tecnologia e natura, luoghi fisici e virtuali, corpo e mente, elementi razionali ed umanizzanti. Lungo questo crinale si è sviluppata, negli ultimi anni, la ricerca di Giovanna Bianco e Pino Valente, attivi da due decenni nella scena legata all’arte contemporanea più vicina ai nuovi media. Reti relazionali che uniscono persone e luoghi, in cui emergono scorci, dettagli, visioni periferiche che compongono quadri sinottici emergenti da prospettive inattese, in una lettura che svela sempre nuovi livelli oltre la superficie cartografica (la categoria geografica e la mappa sono due elementi chiave di questo processo di ricerca), in una moltiplicazione di piani che diventa una “vertigine sintattica”, per usare un’espressione adoperata a proposito del lavoro dei due da Helga Marsala.
“Un particolare che non riveliamo spesso”, dichiarano Giovanna e Pino, “è che la struttura di partenza di queste reti relazionali nasce mettendo in connessione le coordinate geografiche di alcune destinazioni di viaggi particolari che facciamo ogni anno ormai, a partire dal 2001, per sperimentare su noi stessi una teoria che prevede ipotetici influssi astrali sull’uomo. Una serie di installazioni che abbiamo realizzato con dei cavi elettroluminescenti, sono state la premessa per realizzare opere in cui mettiamo in relazione le persone e le loro storie, intrecciandole insieme in un’unico lavoro”.
Per Bianco e Valente il viaggio rappresenta un’esperienza che si dipana su livelli percettivi e corporei differenti, in territori nei quali gli artisti possono diventare delle “antenne” in grado di cogliere e riflettere paesaggi, eventi, ma anche connessioni e suggestioni in relazione all’esperienza dei luoghi. Proprio come nel caso di “Frequenza fondamentale”, installazione permanente inaugurata da pochi mesi nel parco di Villa Mascolo a Portici, a due passi da Napoli, il luogo in cui il duo vive e lavora dall’inizio degli anni Novanta.
“Quando qualche anno fa il Comune di Portici, nell'area vesuviana, ha deciso di bandire un concorso per installare delle opere d'arte permanenti in spazi architettonici destinati ad essere rinnovati, abbiamo deciso di partecipare con un progetto all'interno degli spazi di Villa Mascolo, residenza settecentesca, in cui si stava realizzando un museo multimediale di tipo scientifico.
Lo spazio era particolarmente affascinante, proprio perchè un'area verde all'interno di una città così fortemente urbanizzata come Portici si prestava ad una sperimentazione stimolante.
L'idea di un concorso non ci allettava particolarmente, ma il curatore Eugenio Viola, che all'epoca si occupava del project room del Museo MADRE di Napoli, ha insistito particolarmente e ci ha convinti a presentare un nostro progetto. L'idea è partita da un lavoro di cui ci stavamo occupando proprio in quel periodo, e cioè un'installazione sonora focalizzata sul concept del vento, che utilizzava dei sensori che misurano la forza eolica in alcuni luoghi che fisicamente abbiamo visitato nel corso degli anni, elaborata e trasmessa adoperando un server sul web: il risultato era in una serie di suoni generati attraverso la misurazione di questi venti che spiravano in direzioni diverse. Il bando del concorso prevedeva l'utilizzo dei nuovi media ed il riferimento ad alcuni temi storici, naturalistici, archeologici e paesaggistici: i Borbone, il Vesuvio, il mare, i siti archeologici di Pompei ed Ercolano. A partire da questi riferimenti, abbiamo pensato alla presenza sul Vesuvio di una serie di sensori di rilevamento dell'attività vulcanica, installati dall'Osservatorio Vesuviano non solo sul vulcano ma anche nelle città e nell'area flegrea.
In sostanza, si trattava di traslare l'idea alla base dell'installazione sui venti in questo nuovo progetto, nel quale comparivano elementi nuovi e significativi legati al territorio, legandola ai dati provenienti in tempo reale dall'Osservatorio Vesuviano. Ci è venuto in mente di coinvolgere nel progetto un musicista elettronico, che producesse una serie di suoni miscelati e trasmessi da un server in maniera casuale. I parametri di elaborazione del suono (velocità, frequenza, e così via) venivano poi modificati nel momento in cui variavano i dati misurati dai sensori, cambiando completamente lo scenario sonoro generato dal sistema. Si poteva passare quindi da un paesaggio sonoro molto labile, rarefatto a delle variazioni improvvise, allo stesso modo in cui capita quando improvvise folate di vento spezzano il silenzio e la calma in scenari di quiete. A livello visivo, abbiamo deciso di lavorare sul concetto di rete relazionale, realizzando una struttura in acciaio che sorregge una serie di cavi elettroluminescenti. Anche le caratteristiche della luminosità di questa rete, nelle fibre e nei nodi, sono collegate direttamente all'output dato dal server nella rielaborazione dei dati dei sensori, ma con una risposta molto meno veloce rispetto a quella dei suoni, e con un tempo di latenza maggiore rispetto ai segnali provenienti dall'Osservatorio Vesuviano, dunque.
La rete stessa diventa la rappresentazione di questa relazione tra il Vesuvio, che è l'elemento che in qualche modo ha generato l'intera morfologia dell'area, con gli spettatori presenti a Villa Mascolo e che vivono l'esperienza dell'installazione. Esiste una linea immaginaria tra questa rete, che sta in quel punto quasi come fosse un'antenna che riceve i segnali del vulcano nell'area urbana, ed il cono del Vesuvio stesso. Il titolo 'Frequenza fondamentale' fa riferimento al fatto che la città stessa vive in questa condizione di vibrazione, riprodotta anche nelle frequenze basse delle oscillazioni misurate dai sensori, che sono comprese in un range che va da 6 a 50 Hz: è come se la frequenza fondamentale della città di Napoli, che a sud è delimitata dall'area del Vesuvio, a nord da quella dei Campi Flegrei, fosse rappresentata proprio da questi rumori sismici dai quali poi partono tutti gli altri suoni che compongono il paesaggio.
Le variazioni di stato del Vesuvio vengono percepite, attraverso i suoni, all'interno del parco della villa, unendo livelli naturali e tecnologia: mettere in relazione il vulcano, di cui si vede il cratere dal parco, con quello che riesci a sentire all'interno del parco stesso, nella maniera meno invasiva possibile, che è poi uno dei concetti centrali del nostro lavoro. Anche nelle altre installazioni, partiamo sempre dal concetto che l'interazione con l'ambiente debba essere assolutamente improntata a dei principi di naturalità: il rispetto del luogo in cui si opera passa attraverso un basso impatto su di esso. Interagire con i luoghi, senza snaturarli, è un po' l'idea che cerchiamo di esprimere e che emerge anche in 'Frequenza fondamentale'". Come poche altre volte in passato, il suono rappresenta in questo caso non una componente accessoria, ma il vero vettore sensoriale dell’esperienza relazionale tra uomo, territorio, natura e vulcano. Un lavoro, quello sul suono, cesellato dall’opera del compianto Mario Masullo aka Mass, con il quale il duo di stanza a Napoli ha avuto modo di collaborare anche in occasione di altri episodi, uno su tutti “Self Organizing Structures”, CD/DVD pubblicato nel 2004 dalla DSP Recordings.
"Dopo la primissima fase progettuale del lavoro, ci siamo poi attivati per coinvolgere una serie di amici, artisti e contatti, proprio perchè volevamo che molte persone partecipassero alla costruzione dell'installazione. Per la produzione dei suoni, abbiamo scelto Mario Masullo, al quale siamo stati legati da una profonda amicizia e con cui abbiamo collaborato diverse volte in passato, mentre Roberto Pugliese ha lavorato al software per l'interazione tra i segnali e i suoni generati da Mario. L'idea iniziale era quella di sonorizzare il viale d'accesso della villa, ma discutendo con Mario abbiamo pensato poi di evitare uno scenario sonoro appiattito sulla bidimensionalità stereo, cercando invece di seguire un percorso circolare che veniva disegnato dalla disposizione dei vialetti secondari, con la possibilità di lavorare in surround. Per quanto concerne i diffusori, abbiamo scelto degli altoparlanti da giardino con una struttura molto forte, monovia con una struttura in policarbonato sormontata da coni 22'' incassati sottoterra.
Per quanto concerne la musica ed il suono, già in passato abbiamo vissuto esperienze importanti di collaborazione, dai 24 Grana ai TU M', dai Mou, Lips! a Pirandelo, spesso con l'importante presenza di Andrea Gabriele, fino a Mario Masullo/Mass. Questa volta però il livello relazionale è stato sicuramente più complesso: noi abbiamo definito un'idea base sulla quale sono stati chiamati a discutere ed intervenire altre figure in tempi diversi. Per quanto concerne, per esempio, la realizzazione della struttura ci siamo avvalsi della collaborazione di Ferdinando D'Ambrosio e Lia Chiaiese di Alef progetti. Ma tante altre sono state poi le figure coinvolte nel progetto. 'Frequenza fondamentale', in definitiva, è il risultato dell'interazione tra noi e tutti coloro che hanno partecipato al progetto”.
Risorse di riferimento:
- https://www.bianco-valente.com/
- Helga Marsala, “Sulle tracce di Calvino. Le mappe invisibili di Bianco-Valente”, in AA.VV., “Alfabeto Esteso”, Venezia 2008
- Gigiotto Del Vecchio, “Bianco-Valente, tra Newton e Cartesio”, in AA.VV., “Bianco-Valente, Meu mundo è hoje”, Roma 2007.
- Bruno Di Marino, “Bianco-Valente, l'arte come science-fiction”, in AA.VV., “Bianco-Valente, Meu mundo è hoje”, Roma 2007.
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Articolo pubblicato sul numero 180 (maggio 2013) di Blow-Up, nella rubrica Inframedia/Culture del suono visivo di Leando Pisano