Elena Magini, ‘Tu sei qui’: passaggi, transiti, deviazioni, 2014

Da sempre interessati a esplorare le tematiche universali dell’uomo, attraverso lavori che si concentrano sulla relazione tra corpo e mente, storia e percezione,a Bianco-Valente hanno concepito per il ciclo Palazzo Strozzi Contemporaneo l’installazione ambientale site specific Tu sei qui, un intervento che riflette sull’unicità dell’esperienza, simbolizzando le dinamiche di scelta, i condizionamenti e le influenze che la determinano.
Il vissuto personale costituisce l’ambito privilegiato della ricerca dei due artisti napoletani, le cui plurali riflessioni si formalizzano sia in installazioni monumentali che in delicate operazioni di registrazione e riproduzione di dinamiche relazionali. L’intervento ideato per Palazzo Strozzi si pone in continuità con le sperimentazioni condotte da Bianco-Valente nel corso degli ultimi anni: il peculiare contesto del palazzo rinascimentale, fortemente connotato architettonicamente e “segnato” dalle attività che si svolgono al suo interno, diviene l’ulteriore tappa di una ricerca fatta di ricorrenze, assonanze, riprese e ritorni.
In Tu sei qui Bianco-Valente vanno a rappresentare e problematizzare le dinamiche attivate dal nostro stesso esserci, mediante la costruzione di un ambiente immersivo e stratificato. L’installazione si compone di una superficie specchiante di grandi dimensioni collocata al centro del cortile e di un diagramma a terra, disegnato da luci proiettate dall’alto.

Sui due fronti della lastra è applicata la scritta “tu sei qui”: un’affermazione diretta, semplice, immediatamente identificabile, che fa riferimento alle asserzioni poste sulle mappe dislocate nelle città o all’interno di edifici. Il livello di senso legato all’iscrizione, originariamente connesso ad apparati informativi e a mappe orientative - quindi ad abilità spaziali e cognitive che si acquisiscono con l’esperienza - viene contraddetto e allo stesso tempo ampliato dalla sua collocazione inusuale. Il linguaggio non è più uno strumento funzionale o un codice informativo, ma diviene un dispositivo capace di veicolare considerazioni schiettamente mentali, legate alla complessità del reale e alla sua percezione: gli spettatori sono chiamati a interrogarsi sul senso della frase, a ri-orientare il suo significato connettendolo alla rappresentazione di se stessi sullo specchio.
La relazione di continuità tra il piano visivo e quello iconico della scritta rende manifesta l’esperienza che la superficie specchiante riproduce (la presenza dello spettatore in un determinato qui e ora) evocando contemporaneamente una dimensione anteriore e in itinere. La scritta costituisce un riferimento diretto al pubblico e ai semplici passanti del cortile di Palazzo Strozzi: riprodotto nell’immagine virtuale dello specchio lo spettatore prende coscienza della propria collocazione transitoria nello spazio e nel tempo. L’installazione muta inoltre la percezione usuale del cortile alterandone la spazialità in un gioco di continuità e rispecchiamenti tra il colonnato e le porte d’ingresso, e allo stesso tempo ne esalta le caratteristiche costitutive, immettendovi un dispositivo ottico che richiama e riproduce le architetture simmetriche e speculari del suo interno.

La storia, individuale e collettiva, viene avvertita da Bianco-Valente come una rete che lega luoghi, persone e cose, un tessuto connettivo che ridefinisce l’ambiente che ci circonda e che da questo è definito. Questo processo di azioni e reazioni trova un’analogia con il tracciato luminoso proiettato sul pavimento, dove l’immagine, seppur impalpabile, segna in modo evidente l’architettura del cortile, mentre le linee vengono a loro volta alterate dal passaggio degli spettatori, coinvolti e inglobati all’interno della superficie di proiezione. Il diagramma a terra diviene una visualizzazione astratta e simbolica dei percorsi personali, delle scelte e degli accadimenti che popolano il nostro vissuto e che determinano la nostra contingenza, condizione già evocata dallo specchio. Il reticolo di linee continue e intersecanti dà luogo ad una sorta di geografia alternativa del cortile, non più legata alla sola dimensione spaziale ma anche ad una temporale, fatta di stratificazioni, legami, accelerazioni e spostamenti.

Lontani da una concezione determinista della realtà, gli artisti intendono lo sviluppo dell’uomo come frutto di casualità, di incontri, di scelte, di errori e di influenze. Una complessità dell’esperienza individuale impossibile da determinare o circoscrivere, ma di cui Tu sei qui vuole dare una rappresentazione allo stesso tempo simbolica ed estetica. Accogliendo lo spazio espositivo nelle sue caratteristiche plurali, tra funzionalità sociale e luogo di transito, Bianco-Valente originano un ambiente mentale che conduce lo spettatore all’interno di una comunicazione linguistico-sensoriale composita, capace di spostare la riflessione sulla natura complessa del reale, da un piano intimo e privato ad uno pubblico e potenzialmente condiviso.

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dicembre 2014

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