Bianco-Valente, Summer is almost gone, 2017
Installazione ambientale per PAC Porto Arte Contemporanea, Torre normanna di Acciaroli, 2017, scritta al neon, cm 32 x 700
Summer is almost gone, Installazione ambientale, Torre normanna di Acciaroli, scritta al neon, cm 32 X 700, 2017
Summer is almost gone, Installazione ambientale, Torre normanna di Acciaroli, scritta al neon, cm 32 X 700, 2017
Summer is almost gone, Installazione ambientale, Torre normanna di Acciaroli, scritta al neon, cm 32 X 700, 2017_foto Dario Di Sessa_
La voce del silenzio
Come un gesto che vuole sottolineare l’importanza di riprendere in mano le redini del presente, una trama visiva o un segno luminoso sul tessuto urbano (da sempre luogo d’incontro e di passaggio cittadino), il nuovo progetto site-specific organizzato da Bianco-Valente per il PAC – Porto di Arte Contemporanea di Acciaroli, è azione temporanea d’arte contemporanea che colpisce direttamente al cuore del pubblico unendo la vita e l’immaginario in tutti gli aspetti dell’esistenza, fino a restituirci gli elementi più semplici – e in alcuni casi inesprimibili – delle relazioni umane.
Teatro di questa nuova avventura è la torre normanna di Acciaroli (detta di Cannicchio, dal signore del feudo), dove le luci lontane fan specchio il mare: e precisamente la parete che volge verso la piazza centrale adagiata sul manto tirrenico, accanto alla Chiesa della Santissima Annunziata. Sulla parete screpolata dal sole e dagli anni, la scritta al neon Summer is almost gone scintilla per farsi faro estivo, metafora di un ricercato e indispensabile ottimismo.
Il lavoro di Bianco-Valente esce ancora una volta dagli spazi chiusi e laccati della galleria o del museo tout court per immergersi nel quotidiano, fare i conti con le presenze, toccare con mano la voix du silence (Malraux), scommettere sulla capacità della specie umana di inventare e vivere nuove relazioni, di provare emozioni ancora sconosciute.
Il pubblico dell’opera è, in questo caso, quello distratto dal quotidiano, quello che esce di casa correndo per sbrigare le piccole faccende domestiche o quello che al pomeriggio e alla sera si riunisce in piazza per far festa. È un pubblico che cade piacevolmente sulle parole per ritrovare la vertigine della riflessione: perché un’opera di Bianco-Valente, che sia permanente o temporanea, è sempre una epifania, una traccia indelebile, un ricordo vivo e vivace. Quasi a indicare uno slogan vitale, Summer is almost gone è sinonimo eloquente di una diffusa sensazione di malessere che percorre da qualche tempo le correnti artistiche internazionali, spingendo gli artisti a cercare un più franco confronto con la realtà sociale e con le contraddizioni del presente. Ma è anche, e soprattutto, «un inno alla vita, un invito a godersi ogni momento della propria esistenza» (Bianco-Valente).
Con una essenzialità informazionale che va dritta ai problemi, alle questioni e alle necessità del pubblico quotidiano, questo nuovo progetto è, oggi, messaggio e massaggio che mira a risvegliare il grado di vitalità della società, momento di una esperienza comune, funzione mediatrice la cui plasticità interviene direttamente e efficacemente nella vita per generare una partecipazione attiva, ristabilire una comunione perduta, una fusione affettiva.
Queste quattro parole luminose scelte da Bianco-Valente sono, infatti, nel giallo tiepido della sera, visione poetica che raccoglie a sé una comunità, impegno che tira dentro la storia (quella di ogni singolo spettatore e quella della specie), abbozzo di un concetto capace di rivelarci tutto sulla nostra esistenza al mondo, visione evolutiva che si riallaccia alla chiarezza delle origini: e cioè di una vita che va vissuta, che va apprezzata perché preziosa, che va colta nella sua irresistibile e fragile fugacità.
Antonello Tolve
Summer is almost gone
Adriana Rispoli in dialogo con Bianco-Valente
Letteratura, architettura, paesaggio, luce compongono il DNA del lavoro di Bianco-Valente.
Negli ultimi anni, l’uso del linguaggio come strumento di interpretazione della realtà acquista un ruolo centrale nella loro ricerca e la parola, presente in varie forme, dal video (Sulla Pelle) alla calligrafia (Unità minima di senso) alla partecipazione collettiva (Come il vento), solo per citarne alcuni, viene declinata di volta in volta con un diverso valore etico ed estetico.
Adriana Rispoli: Dal belvedere caprese di Punta Tragara al porto di Acciaroli, i vostri lavori sembrano suggerimenti a villeggianti distratti. Mentre Towards you sottintende una dimensione spaziale invitando a ribaltare lo sguardo dall’orizzonte esterno a quello interno, Summer is almost gone allude invece ad una dimensione temporale. Interventi diversi nella formalizzazione, il primo in ferro smaltato bianco direttamente contrapposto ad uno dei panorami più famosi al mondo, l’altro di neon sulla torre cinquecentesca che chiude il porticciolo della cittadina cilentana, ma che condividono anzitutto una dinamica pubblica. Cosa significa per voi arte pubblica?
Bianco-Valente: Da un po’ di anni i nostri interventi si sviluppano prevalentemente in una dimensione pubblica, che sentiamo molto più vicina rispetto ad un evento da realizzare all’interno di uno spazio chiuso, sia esso museo o galleria. Ci piace condividere il nostro lavoro con un pubblico più ampio ed eterogeneo, che non sia solo quello votato all’arte contemporanea, ma fatto anche di quegli individui che non sono abituali frequentatori di spazi d’arte.
A Latronico, per esempio, un piccolo paese della Basilicata, stiamo portando avanti da dieci anni, insieme ad un altro artista, Pasquale Campanella, un progetto che prevede la costituzione di un museo A Cielo Aperto fatto di opere realizzate da artisti che invitiamo di anno in anno, affinché concepiscano un’installazione pensata per il territorio e che sia in stretta relazione con la comunità. L’opera viene allestita in maniera permanente nel tessuto urbano e quasi sempre viene realizzata coinvolgendo i cittadini.
AR: Su monumenti storici, relazionati con la natura o espressione diretta di comunità nello spazio collettivo-urbano, i vostri interventi – necessariamente site-specific – prevedono modalità diverse di interazione con il pubblico. Quanto incide questo nella vostra pratica artistica?
B-V: A volte le opere nascono riflettendo sulle peculiarità storiche, architettoniche o urbanistiche di un luogo. Le intrecciamo con il nostro vissuto, che ci porta ad avere un punto di vista diverso rispetto a chi abitualmente ci vive, permettendoci così di mettere in luce aspetti che sono praticamente invisibili agli abitanti del luogo.
In alcuni casi l’elemento con il quale ci confrontiamo è il paesaggio, spazio pubblico per eccellenza, come per Towards you, l’opera che hai citato prima, allestita sul belvedere di Punta Tragara a Capri, che si caratterizza come una linea di senso che si frappone tra il paesaggio e la persona che lo sta osservando, andando inevitabilmente ad alterare la visione che se ne avrebbe normalmente.
In altri casi decidiamo di metterci in relazione con le persone che compongono una comunità e facciamo in modo di intrecciare le loro rispettive esperienze, affinché diventino la struttura portante dell’installazione.
È stato così per Constellation of me sviluppato durante una residenza di tre settimane a New York con l’obiettivo di raccontare la profonda trasformazione subita dal quartiere Chelsea, che nel volgere di soli tre decenni ha perso totalmente le sue caratteristiche di area industriale e quartiere operaio per diventare una delle zone più esclusive della città con gallerie, boutique e ristoranti di lusso. Abbiamo deciso di raccontare queste trasformazioni attraverso le storie di vita di un gruppo di persone anziane che hanno vissuto la loro intera esistenza a Chelsea e che possono continuare a farlo solo perché vivono nelle Fulton Houses, una serie di edifici ad affitto agevolato, anche se sono costretti a spostarsi in metro verso altri quartieri dove poter acquistare i beni di prima necessità.
L’opera, allestita su alcune pareti di The Kitchen, per la mostra finale dell’Indipendent study program del Whitney Museum, era composta da un intreccio di linee di scrittura tracciate a carboncino direttamente sul muro con i tanti racconti, lontani fra loro nel tempo e anche nello spazio, ma tutti riferiti a Chelsea e a come è cambiata la vita dei suoi abitanti mentre l’assetto sociale e urbanistico del quartiere, che più viene preso ad esempio quando si parla di processi di gentrificazione, continuava a modificarsi.
AR: Canzonette di ogni dove, dai Doors in avanti, hanno celebrato la fine dell’estate con il carico di desideri e languidi rimpianti che essa porta con sé. Al contrario, voi con questa opera inaugurate la stagione estiva di Acciaraoli, una delle perle del Cilento che nei mesi estivi decuplica il numero della popolazione. Non vi sembra un po’ in anticipo il vostro messaggio?
B-V: Summer is almost gone è per noi un inno alla vita, un invito a godere di ogni momento della propria esistenza. Si può riferire alle persone, alle cose, alle situazioni, insomma una sorta di carpe diem: cogliere e saper apprezzare il bello che la vita ci offre, evitando di offrire eccessivamente il fianco alle preoccupazioni legate al futuro.
Ci pareva particolarmente pregnante esporre quest’opera in un luogo di villeggiatura che si anima in maniera eccezionale solo per un breve periodo dell’anno.
Summer is almost gone, Installazione ambientale, Torre normanna di Acciaroli, scritta al neon, cm 32 X 700, 2017
Summer is almost gone, Installazione ambientale, Torre normanna di Acciaroli, scritta al neon, cm 32 X 700, 2017
Summer is almost gone, Installazione ambientale, Torre normanna di Acciaroli, scritta al neon, cm 32 X 700, 2017
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