Lorenzo Madaro, Studio visit a Bianco-Valente, 7 gennaio 2024

Nel precedente studio visit di Chiara Pirozzi al duo, mi ha colpito ciò che è emerso non tanto rispetto alla sua arte relazionale tradizionalmente intesa, quanto piuttosto alla creazione di un vero e proprio “metodo Bianco Valente”, che è qualcosa di non estetizzante ma profondo, graduale, radicale. Ed è la ragione per cui bisogna sempre osservare con attenzione e cura il suo impegno, che è militante e politico in un senso anche poetico.

Perciò credo sia assolutamente autonoma la sua pratica, ormai codificata grazie a un lungo impegno, più che ventennale, che lo ha visto sempre più coinvolto in un processo di relazione radicato in differenti contesti, sia metropolitani – con interventi permanenti e site-specific, come Nessuno escluso, a Napoli dal 2020 –, sia in piccole comunità, con percorsi che hanno provocato la nascita di installazioni e azioni collettive, rimaste poi nel vissuto di quanti vi hanno aderito. Più che preoccuparsi dei contesti culturali e del sistema dell’arte tradizionalmente inteso – anche se, chiaramente, nell’impegno professionale di Bianco Valente vi siano anche mostre e pubblicazioni –, ciò che importa a questo sensibilissimo duo di artisti (coppia nell’arte e nella vita con una intesa capace di affiorare epidermicamente ogni volta che li si sente parlare assieme) è il contatto con i contesti, con i cittadini, soprattutto quelli totalmente digiuni di ogni tipo di legame con l’arte contemporanea e i suoi ambiti.

Il duo opera esplorando il rapporto tra le forme di vita, i contesti e i confini delle intimità emotive delle comunità, in relazione ai singoli luoghi e alla loro storia. Spesso i progetti del duo si sviluppano a stretto contatto con i primi fruitori di esso, ovvero i cittadini. Il metodo di Bianco Valente presuppone lunghe sessioni di scambi verbali, in grado di generare storie, presenze, testimonianze tangibili di un lungo viaggio, che è quello dell’incontro, di un’arte in grado di dare origine, anzitutto, a una relazione. È il caso di Cosa manca, del 2014, a Roccagloriosa, uno degli esempi tangibili del suo metodo di lavoro, ma soprattutto di un risultato legato alla ricerca di un’emotività latente, nascosta, di un’Italia ‘minore’ che vuole esprimersi e che, grazie all’impegno dei due artisti, ci è riuscita. Solitudine, amarezza, visioni, intimità: sono i punti cardinali di una confessione pubblica, che gradualmente si è sviluppata sui balconi del paese: «In una prima fase abbiamo formulato la stessa domanda a diversi abitanti di Roccagloriosa incontrati per strada o nelle loro case: Cosa manca? Una domanda apparentemente banale, in grado però di lasciare interdette le persone che in più occasioni, prima di rispondere, ci hanno chiesto se ci riferissimo al singolo oppure alla comunità. Per alcuni giorni abbiamo dipinto le risposte su lenzuola e tovaglie, chiedendo poi agli abitanti di esporle il giorno dell’inaugurazione, facendo in modo che ognuno mostrasse al proprio balcone la risposta espressa da un’altra persona, così da intrecciare in maniera non controllabile i punti di vista sui desideri e le necessità della comunità. La risposta è stata entusiastica e ha cambiato per un giorno le strade del borgo e il modo di interagire dei suoi abitanti, offrendo molti spunti di riflessione e discussione».


Bianco-Valente, Cosa Manca, 2014, progetto per Front of Art, Roccagloriosa.

Tra le opere ormai lontane nel tempo ma ancora pregnanti e maledettamente attuali del duo, certamente Illimite, un video del 2014, in cui ha concentrato lo sguardo su una carta geografica ritagliata e ricucita con un filo di cotone rosso. Una mano ricuce lentamente diverse sezioni di carta, ricomponendo confini geografici di luoghi caldi del mondo, territori in conflitto tra loro, dove i contrasti sono ormai macroscopici e appartengono alla Storia contemporanea. Il filo ricompone così i confini tra Messico e Stati Uniti e tra alcuni Paesi africani o medio-orientali, facendo idealmente dialogare luoghi densi di disuguaglianze, drammi e precarietà politiche e culturali. L’arte si assume così l’impegno di costruire comunità, avviare riflessioni teoriche su problematiche che riguardano la geopolitica mondiale. In tal senso contribuisce, con intensità, anche il sonoro, ideato da Andrea Gabriele, in cui emergono registrazioni di voci effettuate in diverse aree estreme del globo.


Bianco-Valente, Illimite, 2014, Video, 2'49", Musiche di Andrea Gabriele.

Il lavoro di Bianco Valente è quotidiano e segue differenti diramazioni. Attualmente sono entrambi molto impegnati in esperienze didattiche presso Accademie di Belle Arti italiane – e sono convinto che il loro contributo sarà fondamentale per la riflessione interna di moltissimi loro studenti, perché uno dei loro primi meriti è di essere profondamente empatici con i propri interlocutori –, mentre prosegue con continuità il progetto concepito a Latronico, in Lucania, con Pasquale Campanella, A cielo aperto, che coinvolge ogni anno artisti di differenti provenienze, invitandoli a trascorrere un periodo di residenza nel piccolo borgo che ormai è un museo diffuso a tutti gli effetti.

L’amore è nell’aria
, un lavoro dello scorso anno, ben evidenzia le costanti dell’impegno del duo. Invitati a San Marcello Pistoiese per il progetto Dynamo Camp, gli artisti hanno coinvolto un nucleo di genitori di bambini disabili che ogni giorno fanno i conti con la burocrazia scolastica e sanitaria e da mille altri inutili stress. Tutti loro sono stati invitati a relazionarsi con un grande blocco di marmo armati di martelli, per liberare energia hanno martellato secondo la propria forza e le proprie attitudini questo blocco che nella sua nuova forma custodisce ─ suggeriscono i due artisti ─ la memoria dei loro stessi gesti e delle loro emotività.


Bianco-Valente, L'amore è nell'aria, 2022. Progetto per Dynamo Camp, San Marcello Pistoiese.

Fatico a rintracciare punti deboli di un lavoro che ha la capacità di reinventarsi, di volta in volta, nei contesti in cui agisce, negli spazi mentali e fisici in cui opera. Spero che il loro lavoro possa avere una riconoscibilità forte a livello internazionale, come meriterebbe, e sarebbe anche l’occasione per non rimanere ancorati a una geografia italiana – anche se il loro percorso li ha già visti attivi in USA e altrove, ma in occasioni relativamente rare –, che potrebbe diventare alla lunga un punto di debolezza. Questo non per accrescere il curriculum in senso stretto, che naturalmente è già solido, ma per mettersi in relazione con metodologie relazionali sempre differenti, declinandole di volta in volta in contesti lontani da quelli antropologici e sociali italiani.

La forza del lavoro di Bianco Valente risiede ancora nella sua capacità di ascolto; di storie, emozioni, stati d’animo, mai tradotti in una visione banale da storytelling come spesso accade in differenti contesti dell’arte, quando il dolore altrui diventa cronaca o quando le storie dei singoli divengono oggetti da arredamento con pretese di progettualità artistica.


Testo pubblicato sul sito della Quadriennale di Roma, nella sezione Panorama.

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